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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza Barberini (R. II - Trevi; R. III - Colonna; Ludovisi) (Vi convergono: via del Tritone, via Sistina, via della Purificazione, via Vittorio Veneto, via di San Basilio, via di San Nicola da Tolentino, via Barberini, via delle Quattro Fontane)

Già piazza Grimana, dal Palazzo con vigna che vi aveva avuto il cardinale Domenico Grimani, figlio di quell'Antonio, che fu ammiraglio della Serenissima.

Cambiò nome quando nel 1624 il cardinale camerlengo Francesco Barberini, poco dopo l’avvento dello zio Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644), cominciò il palazzo (1624) al posto che occupava una parte dell’antico tempio di Flora [1], e precisamente dov’erano l’abitazione e i giardini del cardinale Carpi, diventati poi proprietà dei duchi Sforza di Milano [2]

Bernini nel centro della sottostante piazza, già Grimana, costruì una fontana, detta del Tritone ed un'altra (è adesso al principio di via Veneto) all'angolo dell'odierna via Sistina (già strada felice aperta nel 1585). La fontana che fu commissionata “acciò servisse ai bisogni del popolo e adornamento della città” ebbe nelle api papali il motivo ornamentale ed un commento di Pasquino, che avendo notato nella lapide che v’è apposta, il XXI del Pontificato, che doveva essere ancora compiuto, essendo il pontefice malato disse:

“Meglio cieco che indovino
il Papa gioca bazzica e sballa”.

E sballò, perché morì il 29 luglio 1644 mentre era stato eletto il 6 agosto del 1623.

Nella Piazza, l'osteria del Bajllocco, dipinta in un quadro di Carl Heinrich Bloch (Copenaghen), frequentata, tra gli altri, da Luigi di Wittelsbach, futuro re Luigi II di Baviera (1825-48) che fu a Roma nel 1805 e poi fra il 1820 e il 1825, frequentando  e  facendo  la  vita  dei  pittori  e  degli  scultori  che  erano  allora a Roma [3].

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[1] )           Flora è la dea romana e italica della fioritura dei cereali. Il nome deriva dal latino flos, floris ("fiore"). Secondo Marco Varrone, Tito Tazio aveva introdotto a Roma Flora e altre divinità e ad ognuna di esse aveva costruito un sacello sul Quirinale (colle). Il Tempio di Flora si trovava nei pressi dell'attuale piazza Barberini. (wikipedia)

[2])            I Barberini, originariamente Tafani, avevano sullo stemma tre vespe che avevano sostituito i primitivi Tafani. Arricchitisi col commercio in Ancona, trasformarono le vespe in api ed il cognome in Barberini, da un castello posseduto in Val d’Elsa (Siena) dov’era la casa di Francesco Barberini, poeta contemporaneo di Dante (1265-321). La fortuna della famiglia fu Maffeo, che cardinale e poi papa (il Papa che consacrò la nuova basilica di S. Pietro il 18 novembre 1626, 1300 anni dopo che Papa Silvestro aveva consacrata quella costantiniana) portò la famiglia alla ricchezza ed al fasto principesco.
Disse Pasquino:

“Urbano VIII, celebre sarà fra gli altri papi
perché pascé male il gregge, ma nutrì bene le api”.

Infatti i Barberini avevano potuto in pochi anni possedere 105 milioni: trarre dalla Camera Apostolica 40 milioni d'oro, pure indebitandola per otto: assicurarsi rendite annue ecclesiastiche e laicali per 400.000 scudi.
Urbano VIII per creare una reggia alla sua famiglia, fece acquistare dal nipote Francesco, cardinale camerlengo, l'abitazione e i giardini già del cardinale Carpi e proprietà del duca Sforza di Milano, che arrivavano dalle Quattro Fontane fino a piazza Grimana (attuale Barberini), così detta dal cardinale Domenico Grimani, figlio dell'ammiraglio veneto Antonio, che vi aveva avuto la vigna, ed annessa abitazione nell'odierna via Rasella.
In questo posto (oggi via delle Quattro Fontane), sorgevano nel giardino i ruderi del “Capitolium Vetus” il santuario di Giove,  Giunone e Minerva, col tempio della dea Fides Servata (fede preservata - dove si custodivano  allora i trattati, che poi furono conservati sul “Capitolium Fulgens”). Vi si trovavano anche, al nord dell'odierno edificio, i ruderi di un grande palazzo del I secolo e uno di mattoni del II, facenti parte forse di quella località amena per cui sovente solevano gli imperatori “in sallustianos hortos ire”.

[3] )            Vedi: "Piazza Montanara" (Campitelli).

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Lapidi, Edicole e Chiese lungo la via:

- Piazza Barberini

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